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Coppia che si bacia

Baciare

Episodio 2

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Pubblicato da:
MMassarotti

Titolo originale brano: “Breve storia di un bacio”
Autore: Simone Sirri
Voce: Mario Massarotti
Selezione testi: Laura Magno

Baciare è un gesto di reciproco scambio di affetto, amicizia e amore. Lo schiudersi delle labbra è il fotogramma di un fiore che sboccia, conferma il rinnovo del legame che caratterizza il rapporto tra due persone. Il bacio esprime vicinanza, il completamento di un abbraccio, ma anche una profonda verità, basti pensare alla frase dello scrittore Francesco Sole che dice: “Dó valore a chi quando mi bacia va oltre le mie labbra”. Si scrive tanto a proposito di questo atto che è uno dei simboli del romanticismo, e lo rappresenta bene il pensiero di Mirko Badiale: “Il bacio è la parte umida dell’anima”. Oppure diventa una trappola dalla quale difficilmente si esce e ne troviamo traccia in una canzone di Ivano Fossati: “Mi hai fottuto un’altra volta con i tuoi baci al veleno”.

Il dipinto di un momento, il sogno di un attimo. Una compagnia voluta, cercata, ottenuta quasi per caso, quasi per inganno. La disperazione che svanisce alla luce di un bacio.

Ti voglio bene. Ancora una volta.
Una compagnia rubata, parole rubate, ipocrite; piccole scatole che racchiudono mondi, esplosioni di stelle.
Insieme, ancora una volta. Ancora una volta senza via d’uscita, senza speranza. Fresca e semplice come un bagliore di luce, tu mi osservi, chiedi spiegazioni;
«perché?» domandi. «Perché?».
Non rispondo. Non so cosa pensare.
Non sono lì, non dovrei essere lì; tutto è confuso.
Ti voglio bene. Ancora una volta.
Ma sono lì, forse il mio posto non è questo ma ci sono, ci sono io, e non lui, io!
Piange, piangeva anche prima, ha sempre pianto…
Ti voglio bene. Ancora una volta, una compagnia rubata.
Dovrei finirla. Inganno me stesso, inganno lei. Tento di ricostruire i movimenti legati agli ultimi venti minuti. Mi ha voluto lei qui, credo, lo ricordo, penso. Perché? e poi? Nulla, vuoto.
Lei piange, ma io no. Non sono io la causa di questo dolore.
Ti voglio bene. Silenzio.
Col capo chino par che dorma, ma il singhiozzo improvviso dato dal precedente pianto incessante mi riporta alla mente la sua condizione ferita. Tengo stretto il suo corpo lacerato dai graffi interni dell’anima mentre questa sgomita per poter uscire, per poter trovare riparo lontano dai dolori del cuore; dolori fisici, come frustate sulla carne, sulla carne viva di chi ha dato tutto per non morire, di chi consuma se stesso per un seme di felicità sbagliato.
Amare.
Come una principessa, si desta dopo un lungo sonno e, lentamente, volge lo sguardo verso il mio volto teso; mi fissa, mi penetra. Le mie ossa tremano al contatto con i suoi occhi, lucidi come perle marine, ricolmi di lacrime stanche e fredde che come spade fendenti solcano sentieri sul suo volto splendente. La luce lunare rinfresca questo scenario, di fronte al mio sguardo immobile, pieno di confusione, di piacere e di dolore, che si mischiano all’interno delle mie viscere ansiose.
Quelle sue labbra, così vicine e così sottili, linee di un orizzonte che perennemente si allontana, sono lì, ora, ferme, a poco più di due centimetri dalle mie. Fronte contro fronte. Occhi dentro occhi. Andai incontro al confine dell’universo, mi buttai oltre l’orizzonte.

Ti amo, per sempre.

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